L’additivo
Il libro che tenete fra le mani non è frutto di una precisa pianificazione, ma è nato per caso. E’ una raccolta di racconti pubblicati sulla rivista Mototurismo che, sotto suggerimento di diversi lettori, ho pensato fosse il momento di mettere insieme. Racconti, alcuni frutto della mia fantasia, altri autobiografici, altri ancora sentore di esperienze altrui, che ho magari un pochino romanzate, senza – spero – esagerare.
Se lo stile non è proprio dei migliori, siate clementi. Sono figlio di un lavoro – il giornalista – che tende a stringare più che a dilatare, laddove gli argomenti sono tanti e le pagine inferiori a quello che si vorrebbe o potrebbe dire. In realtà amo lo scrivere asciutto, i pochi fronzoli, così come non amo le descrizioni prolisse. Ho buttato lì qualche idea, le ambientazioni, i suoni, gli odori e soprattutto le facce mettetele voi. Ho cercato più che altro di descrivere le emozioni, frugando nel fondo dei miei ricordi, delle mie esperienze. Fatti che hanno visto la moto protagonista, comprimaria o solo comparsa in questi miei ultimi cinquant’anni.
Fin da bambino le motociclette hanno fatto parte della mia esistenza. Mio padre di mestiere faceva il motociclista ed io posso dire di averne seguito le orme. Una maniera tutta mia di assecondare la sua proposta di entrare in polizia, ipotesi che fin da allora aveva paventato, vista l’emozione che mostravo, da piccino, nel vederlo arrivare con il suo Falcone 500. In realtà non aveva capito, e forse neppure io, che era la moto che mi attirava, non la divisa. In fondo più che un giornalista, mi sento un motociclista prestato alla scrivania, temporaneamente lontano dalla sella di una motocicletta, che stranamente è una delle migliori terapie alle mie ernie lombari.
Eloquente è la descrizione che fa mia madre se qualcuno le chiede che mestiere faccio. Lei, dopo aver emesso qualche “hemmm, mmmmm” dice: “fa le cose con la moto”. Non dice mai il giornalista, mestiere che identifica con personaggi televisivi che con il mio modo d’essere hanno poco a che fare, mentre con l’informazione della carta stampata, a me più affine, ahimè, ha poca confidenza.
L’amore per la carta è la mia seconda passione ereditata. In famiglia ben in quattro, fra fratelli, nipoti e zii, hanno lavorato sulle macchina da stampa o sulle linotype. I libri, quindi, sono per me non solo strumenti di conoscenza, ma veri e propri oggetti di culto, che spero internet non riesca mai a soppiantare del tutto. Ed è forse per questo che ho voluto raccogliere in un libro queste narrazioni nate per la rivista, nella speranza che qualcuno, frugando in fondo ad un vecchio baule o negli scaffali impolverati di una libreria, lo possa trovare fra cent’anni. In questi racconti troverete un piccolo universo di motociclisti assai diversi fra loro. Viaggiatori e smanettoni, delinquenti e poliziotti, donne e bambini, vecchi e giovani, tutti con in comune un’unica passione, forse inconscia, come fu la mia da piccolo: la motocicletta. L’additivo non è un titolo a caso.
Spero leggiate questi racconti come una piccola riserva di energie, nostalgie e ricordi legati al vostro universo di motociclisti. E se motociclisti non siete, spero queste righe possano farvi capire qualcosa di più di questa strana passione. Una passione trasversale alle classi sociali e alle idee politiche, che trae la sua forza dall’atavico istinto dell’uomo di liberarsi della forza di gravità, dalla lentezza delle sue membra, rispetto ad un pensiero capace di correre veloce sulla superficie di questa palla bellissima che è il nostro pianeta. Se avete sopportato queste mie farneticazioni, siete pronti ad andare avanti.